
In collaborazione con il Servizio Musei e Biblioteche del Dipartimento Scuola, Educazione, Promozione Turistica, Cultura e Sport
Assaggi quotidiani d’arte – Lavoro

#1 – 25 maggio 2020 – Lionello Balestrieri, Beethoven,1900 (Civico Museo Revoltella)

Il dipinto di Lionello Balestrieri nasce dal ricordo delle serate trascorse nelle spoglie soffitte parigine dove i giovani bohémiens tenevano studio e dimora. Ciò che mantiene ancora intatto il fascino dell’opera, di dimensione notevole (oltre due metri per quattro), è la zona centrale completamente vuota che sembra echeggiare la musica che perturba e ammalia i presenti. Lo sguardo diretto della giovane con gli occhi cerchiati di bistro, quasi aggrappata al pittore rappresentatosi nel dipinto, ha una tale intensità da conferirle dignità di ritratto.
#2 – 26 maggio 2020 – Carlo Sbisà, Santa Cecilia, 1931 (Fondazione CRTrieste)

Raffaello, del quale ricorre il cinquecentenario della morte, aveva raffigurato Santa Cecilia in estasi, attorniata dai Santi e dalla Maria Maddalena in una scena religiosa nella quale assumevano ampio risalto le canne dell’organo che le sfuggivano di mano e gli altri strumenti a rappresentare la musica, della quale è protettrice. Diverso l’ambiente definito da Carlo Sbisà, che reiventa uno spazio angusto, quasi borghese, nel quale la Santa affronta la musica della pittura: il silenzio.
#3 – 27 maggio 2020 – Marcello Mascherini, Fauno, 1954 (Museo nel parco di Middelheim, Anversa, Olanda)

Marcello Mascherini, ben noto a Trieste, è stato uno scultore del ‘900 di tale rilevanza internazionale che le sue opere trovano dimora in molti musei europei. Presente in Olanda, non solo ad Anversa ma anche nel prestigioso Kröller-Müller (Ritratto di Franca, 1952), nel parco di Middelheim la figura mitologica del fauno sembra appena uscita dalla foresta per intonare le note del Prélude à l’aprés-midi d’un Faune di Claude Debussy.
#4 – 28 maggio 2020 – Arturo Rietti, Ritratto di Giacomo Puccini, 1906 (Milano, Museo Teatrale alla Scala 1906)

Il pittore triestino Arturo Rietti fece due ritratti a Puccini, il quale in una lettera così gli si rivolse:
“Carissimo Rietti […] Mi prometti il ritratto che mi facesti? Cosa più grata non potresti farmi – Ci terrei tanto di averlo”
Il fervido ambiente artistico che si sviluppava in quel luogo quasi magico che era La Scala di Milano favoriva gli incontri fra i rappresentanti di tutte le arti: pittori, musicisti, cantanti e sono molti i ritratti che ci testimoniano queste relazioni.
#5 – 29 maggio 2020 – Umberto Veruda, Ritratto del cantante Domenico Delfino, 1892 (Trieste, Civico museo teatrale Carlo Schmidl)

Domenico Delfino, amico di Guglielmo Oberdan, fu amministratore dell’Opera House di Boston e, successivamente, direttore artistico del teatro Giuseppe Verdi. Il personaggio fu ritratto dal più moderno e affermato pittore della fine dell’Ottocento a Trieste: Umberto Veruda che lo raffigurò come un dandy inglese: sigaretta, panciotto e fiore rosso all’occhiello. La pittura è delineata con rapidi colpi di pennello, nello stile di Max Liebermann, osservato e appreso negli anni bavaresi.