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In collaborazione con il Servizio Musei e Biblioteche del Dipartimento Scuola, Educazione, Promozione Turistica, Cultura e Sport
Assaggi quotidiani d’arte – Luce
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#1 – 1 giugno 2020 – Franco Asco (Atschko), Testa di donna, 1928 (Civico Museo Revoltella)
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La scultura, a differenza della pittura, muta le sue forme in funzione dell’illuminazione, così nell’opera di Franco Asco lo scorrere morbido della luce fonde i dettagli l’uno nell’altro. Il volto a occhi chiusi e con la bocca aperta sembra emergere dalle fresche acque dopo un tuffo liberatorio. La semplificazione magistrale delle linee e dei volumi definisce la raffigurazione sensuale di un piacere fluido e armonico che si esalta nelle modulazioni dell’ombra. Ne risulta un’immagine distaccata dal mondo terreno, quasi fosse una polena in estasi.
# 2 – 2 giugno 2020 – Enrico Castellani, Superficie, 1987 (Mostra “Controcanti”, Civico Museo Revoltella, 2016)
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Può una tela dipinta di bianco essere anche una scultura? In Superficie simmetriche estroflessioni sono accentuate dai giochi di luce. Enrico Castellani, debitore dello “spazialismo” di Lucio Fontana – noto per i suoi “tagli” – esalta sul piano pittorico la percezione di avvallamenti e rilievi che vengono realizzati con chiodi e centine posti ad arte dietro il telaio. La foto dell’opera, scattata a luce radente, valorizza le luci e le ombre che sembrano proiettarsi sulle dune di un deserto immaginato da Piero della Francesca.
#3 – 3 giugno 2020 – Ugo Guarino, murales di via Torbandena, Trieste
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Indro Montanelli aveva espresso più volte il suo apprezzamento per le vignette del geniale illustratore della sua rubrica quotidiana sul “Corriere della Sera”. Definito accortamente un “bimbo poeta”, tutta la sua opera è caratterizzata dalla ricerca di segni essenziali. Questa efficacia iconica non lasciò indifferente neanche Franco Basaglia che lo accolse negli anni cruciali della sua riforma psichiatrica a Trieste. Sull’immagine del bastimento, che domina la parete cieca di via Torbandena, il sole proietta un’ombra poligonale: forse uno scherzo uscito dalla matita meridiana di Ugo Guarino.
#4 – 4 giugno 2020 – Vittorio Bolaffio, Il ritorno del gregge, 1920 ca. (coll. priv.)
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La luce del tramonto affascinava Vittorio Bolaffio: è una luce che incendia i colori del mondo e che ritroviamo sovente nelle scene del porto e in questo sognante Ritorno del gregge. Un dipinto che lasciò un ricordo indelebile in Manlio Malabotta che, nel 1932, scriveva che “c’è un significato universale in questi suoi quadri, i personaggi diventano eroi di una leggenda contemporanea, quasi divinità di un umile olimpo attuale; i dipinti sono frammenti di un poema epico. Così il Ritorno del gregge ha qualche cosa di trionfale”.
#5 – 5 giugno 2020 – Ex Pescheria Centrale di Trieste – Salone degli Incanti, architetto Giorgio Polli (1913), Installazione di Jannis Kounellis, 2013
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A partire dagli anni Settanta, le installazioni, nel linguaggio dell’arte contemporanea, sono composte con materiale povero – corda, legno, ferro, pietra o carbone – volto a sollecitare la nostra emozionalità. Nel 2013, Jannis Kounellis allestì una gigantesca installazione all’interno dell’ex Pescheria Centrale di Trieste. Fu proprio la luce, che penetra nel corpo di fabbrica dalle enormi finestre, ad esaltare l’estetica del relitto messa in scena dall’artista greco, ma italiano d’adozione, che continuò, per tutta la sua vita, a definirsi pittore: «Perché la pittura è costruzione di immagini. Ed è tale se è rivoluzionaria, senza freni per l’immaginazione».